“La bocca bianca è socchiusa,
ineguale il respiro affannato,
e sul mio petto tremano i fiori
dell’incontro che non c’è stato”.Al collo un filo di esili grani
(Da Piantaggine) Anna Achmatova
Corpo nudo, perché nelle varie epoche è ciò che più ha determinato l’arte figurativa divenendone un topos; corpo nudo di donna, perché non c’è stato momento storico che non l’abbia affrontato, declinandolo a vario titolo da canone perfetto a passione per il vero, fino ad arrivare alle sperimentazioni del secolo scorso e di quello presente.
Néros segna l’approdo di Manuela Armellani ad una fase più matura, sia sul piano estetico e formale, che a livello di contenuti. Il corpo femminile, centrale nell’intero percorso di ricerca dell’artista, continua ad essere protagonista della sua poetica. I venti dipinti, ad acrilico e olio su tela, ci narrano di corpi incombenti, tormentati, inquieti; attraverso il corpo, infatti, la Armellani denuda il suo pensiero e il suo modo di vedere il mondo, parlando a chi guarda la sua opera senza barriera alcuna. Il nudo non scompare ma si fa più magnetico, di una graffiante ma raffinata sensualità, velato da chiaroscuri che rendono l’opera, nel suo insieme, meno esplicita ed urlata, e per questo ancora più seducente e misteriosa.
Il passaggio dal colore al bianco e nero sottolinea una svolta introspettiva, intimista e sottilmente autobiografica, e fa da sfondo al segno dell’artista che, nella sua complessità, scopriamo più sobrio e leggero. I contrasti, invece, risultano più decisi e marcati, e segnano un distacco dal suo ciclo di lavori più recente, caratterizzato da un’impronta formale molto più materica.
In opere come Volver e Medusa la luce si accende sui volti dei soggetti femminili e si affievolisce sui corpi nudi, lasciando che a parlare, provocare e spiazzare siano gli occhi, gli sguardi e le labbra. In Hesitação e Seduçoes i seni sono colti di profilo, appena accennati, mentre in Volver e Pensamento le sagome femminili affogano nel buio. Ciò non implica che il nudo sia uscito di scena. Al contrario, l’energia e la carica erotica acquisiscono una forza ancora più dirompente, proprio nel momento in cui il corpo si ritrae o scompare del tutto. La Armellani, infatti, esorta al dialogo l’osservatore, chiamandolo a riempire l’opera attraverso uno slancio immaginativo, solleticato da una serie di elementi disseminati nei suoi lavori. Molti spazi sono lasciati completamenti in nero e i volti dei soggetti appaiono decentrati (Joosee e Mirada), a sottolineare che al di là del buio vive e respira dell’altro.
Un gioco di ombre e di luce, che ingrandisce lo sguardo, rendendo le guance più scavate, e sprigiona sensualità dai grandi occhi seducenti, spalancati (Saúde e Desejo) e talvolta socchiusi (Amor e Beija-me). L’erotica carnalità delle labbra (Em busca e Linda) e l’espressività tormentata dei volti (Lembra e Esquecer) sono gli indizi che ci consentono di far luce sul resto dell’opera. Al realismo con cui la Armellani coglie una femminilità e sensualità ferina, mostrando un tratto ai limiti del verismo, con un plasticismo liquido e dalle movenze evocative, fanno da contraltare le suggestioni astrattiste dell’implicito e del non detto.
La Armellani compie un viaggio intimo e avvincente nella poliedrica natura dell’animo femminile, che da donna conosce a fondo, scavando nel suo cuore e al tempo stesso nella sua psiche. Il risultato è una narrazione per frames, sincera e avvincente, in un crescendo emotivo che trova il suo compimento nell’esplosione di sensi e di luce che caratterizza opere come Momento e Circunstância.
Come nella scrittura della poetessa russa Achmatova, il mondo della Armellani è inquieto e angusto, “una striscia di luce in una stanza buia” (Victor Šklovskij), tale da rendere con forza l’inesprimibile, senza un linguaggio artificioso, ma con una forma possibile e quotidiana fatta di ambiguo incanto e dominio tecnico.
Stefano Buda